Votare per l’Europa: costruire un futuro di pace e responsabilità
70 anni di pace e cooperazione, tra Paesi che storicamente si sono combattuti per secoli, rappresentano un lasso di tempo che induce, chi non ha vissuto gli anni dello scontro, ad immaginare la fratellanza dei popoli europei come un dato scontato e privo di rischi.
Tuttavia il rombo dei cannoni e il flusso di donne, bambini e uomini, dalla vicina Ucraina verso i confini europei, impressionano e accendono gli echi di un passato che non ha ancora finito di bussare alle nostre porte.
A questo proposito sono emblematiche le parole del presidente di AC Giuseppe Notarstefano, pronunciate in Piazza San Pietro a Roma il 25 aprile scorso: “La pace deve ritornare a essere un fondamentale obiettivo sociale delle democrazie contemporanee”.
Questi auspici sono diventati un appello sottoscritto insieme alle più importanti associazioni ecclesiali, soprattutto quando alla guerra in Ucraina e alle tante guerre sparse nel mondo si è aggiunta l’assurda carneficina perpetrata in Terra Santa: “Facciamo appello alle forze politiche e a chi si candida alle imminenti elezioni europee perché si assuma esplicitamente la responsabilità di porsi come interlocutore per la Pace, proponendo senza riserve la via diplomatica e della vera politica. Non possiamo rassegnarci al fatto che la retorica bellicistica e la non-cultura dello scontro invada la nostra vita dalle relazioni personali alle relazioni sociali e politiche. […] Oggi più che mai, la politica è “la più alta forma di carità” se persegue la Pace”.
A questo scenario profondamente impegnativo si sommano le perduranti difficoltà economiche e sociali, l’innegabile crisi ambientale, le inarrestabili trasformazioni tecnologiche e digitali, la crisi demografica e le migrazioni massive, i cambiamenti strutturali nel mondo del lavoro e nei modelli produttivi.
Dall’Europa ci si attende moltissimo soprattutto dal momento che – in passato – ha saputo unire i cittadini intorno ai valori più alti di uguaglianza, di libertà, di democrazia, di diritti sociali, civili e umani.
Sono queste le sfide che si porta dietro la consultazione elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo, unica istituzione di governo dell’Unione eletta direttamente da tutti i suoi cittadini.
Eppure malgrado lo sguardo del cittadino europeo sia tutto proteso verso la politica dell’Unione, il dato più preoccupante è quello che deriva dall’eventualità di un alto astensionismo.
L’allontanamento dalle urne dei cittadini italiani ed europei, prima ancora di essere un sintomo di delusione per le tante attese tradite, è il comportamento sempre più diffuso di un’abitudine alla vita democratica. Eppure, soprattutto nel caso dell’Unione Europea, le strutture di governo producono notevoli strumenti di partecipazione diretta che però restano spesso per lo più sconosciuti, perché l’Unione continua ad essere percepita distante.
Le consultazioni pubbliche promosse dalla Commissione europea, l’iniziativa dei cittadini europei, le petizioni al Parlamento europeo e le denunce al Mediatore europeo sono solo alcuni esempi delle modalità partecipative a cui si fa riferimento.
La Conferenza sul Futuro dell’Europa e le assemblee dei cittadini, favoriscono la partecipazione al processo decisionale, dimostrando che la nostra democrazia può essere rafforzata unendo il lavoro dei rappresentanti eletti con il contributo dei cittadini e della società civile organizzata.
Non possiamo quindi esimerci dall’invitare a partecipare attivamente al voto. Da esso dipenderà la formazione del nuovo Parlamento Europeo e dalla sua composizione deriverà l’indirizzo generale che si darà all’intero continente nei prossimi cinque anni.
Saranno, inoltre, le grandi sfide globali a condizionare le scelte economiche, sociali e culturali che il “Vecchio Continente” deciderà di far prevalere per indirizzare la propria gestione interna e le relazioni con il resto del mondo.
Dal canto nostro l’esperienza di democraticità associativa, che tiene insieme le differenze di età, di posizione e di sensibilità, continua e continuerà ad aiutare le persone a non avere paura della complessità, ma a viverla nella sua interezza, senza se e senza ma..
Le dimensioni differenti andranno valorizzate con il NOI.
La Pace che ha bisogno di alte e abili architetture, ha necessità tuttavia anche dell’artigianato locale dello stare insieme.
Come uomini e donne di questo tempo così complesso, ma anche così ricco di possibilità, siamo chiamati ad esercitare la nostra corresponsabilità per il prossimo futuro. Perché l’Europa, la Pace, lo sfruttamento delle risorse del pianeta, sono anche una responsabilità personale, da cui nessuno di noi può prescindere.
Come credenti abbiamo il compito di fare spazio all’altro dentro di noi, lavorando nella dimensione della rete, dei contatti sinergici, nella condivisione delle esperienze, costruendo alleanze sempre più ampie e più solide.
Abbiamo l’obbligo di guardare ed esaltare le esperienze europee che fanno dell’incontro e della condivisione il tratto caratterizzante di un’esperienza comunitaria larga che dovrà essere sempre più a misura delle donne e degli uomini del nostro tempo. Buon voto!