IL RACCONTO DEL CONVEGNO EDUCATORI 2020
MI FERMO … E TI ASCOLTO
Un crescendo di contenuti, stimoli differenti, emozioni hanno arricchito i cinque appuntamenti del nostro Convegno Educatori svoltosi in formato virtuale dal 26 al 30 aprile. Un Convegno che affonda le sue radici nella realtà dei ragazzi, innanzitutto per la scelta del Documento sinodale “Light Up” quale strumento di lavoro dell’evento e, in secondo luogo, per la scelta di coinvolgere i ragazzi della diocesi quali interlocutori privilegiati con cui condividere il documento e da cui partire per riflettere sul nostro essere educatori. Cinque appuntamenti ad abbracciare ragazzi ed educatori di tutta la Diocesi, sei esperti ed un webinar conclusivo per riflettere su diverse dinamiche del processo educativo:
- “Stiamo Insieme”: Con Gigi Cotichella, Teologo e formatore, gli Educatori hanno riflettuto sull’importanza del Gruppo come Laboratorio di bene, un laboratorio in cui l’educatore accoglie la meravigliosa storia di ogni ragazzo, per aiutare la vocazione di ciascuno a sbocciare… perché possa condividerla con gli altri.
- “Raccontiamo”: Martino Nardelli, Psicologo e Psicoterapeuta, Segretario Nazionale e membro Ufficio Centrale ACR, ha affidato agli Educatori l’impegno circa l’autenticità della testimonianza e la coerenza fra proposte e comportamenti: dal “perché” dei propri valori e delle proprie scelte, nasce la coerenza del proprio racconto.
- “Siamo tecnologici”: Claudia D’Antoni, Specialista e Consulente della comunicazione multimediale e media-educativa, consigliere e membro Ufficio Centrale ACR, ha sottolineato l’importanza della tecnologia, soprattutto in questo momento storico, quale strumento d’eccezione per custodire la dimensione del gruppo, una dimensione che risponde al bisogno dei ragazzi di essere in relazione; la forza del gruppo sta nel fare si che ciascuno possa farsi compagno dell’altro, ciascuno possa stare bene nel gruppo… Attraverso la valorizzazione di linguaggi e proposte, che raccontino gentilezza e ringraziamento.
- “Mettiamo a posto”: Cristina Pedali, Pedagogista clinica e psicomotricista funzionale, ha focalizzato la dinamica della gestione del conflitto nei gruppi. L’educatore, osservatore per eccellenza, forte della relazione di fiducia con i ragazzi, è chiamato a sostenere la loro crescita, anche nella gestione delle emozioni all’interno del gruppo, strumento fondamentale di soluzione dei conflitti: con le parole giuste, in ascolto dei sentimenti negativi, senza negazioni e paternali e senza “perché”; i ragazzi hanno solo bisogno che l’adulto riconosca ciò che si sta provando.
- “Partecipiamo”: Luca Marcelli, Storico e Docente di Lingua e Letteratura Italiana e Storia, Responsabile Nazionale ACR, dopo aver raccontato le motivazioni che hanno condotto al sinodo dei ragazzi, quale processo di progettazione e realizzazione condivisa, stile per il futuro, cammino preparatorio aperto all’ascolto dei ragazzi e della loro fede, lavoro costruito con le parole dei ragazzi, in un gioco di realistiche antitesi, ha raccontato i suoi tre sogni per i ragazzi dell’ACR:
- Ragazzi significativi per la Chiesa e per il Paese, luoghi nei quali non si dovrebbe lasciar spazio, ma fare spazio, scommettendo sul loro reale protagonismo.
- Ragazzi associati, che vivono l’adesione come elemento fondante, non semplicemente nell’ottica di fare le cose insieme, ma di pensarsi insieme.
- Ragazzi interi , intendendo tutti i ragazzi nell’interezza della loro vita, visibili e non visibili in un’ottica di inclusione, con al centro la loro vita per facilitare l’incontro con Gesù e in una prospettiva di alleanze con coloro che rappresentano i luoghi della vita dei ragazzi.
Ed infine nel webinar conclusivo, il Prof Luigi Russo, Psicologo Psicoterapeuta e Prof. Di Psicologia dell’Educazione, nel rimarcare la figura dell’educatore quale attributore di significato, ha identificato in alcune professioni le varie modalità dell’essere educatori: siamo Educatori “Progettisti” quando incaselliamo idee, obiettivi, parole dei ragazzi; “Ingegneri o geometri”, quando ci focalizziamo su un accurato studio dei materiali; “Madrina/Sindaco” quando gioiamo di una costruzione bella e finita, dimenticando che di risolto nella vita degli uomini non c’è nulla; “Restauratori” quando veniamo presi dal desiderio di fare nuovo. Quattro modalità differenti dell’essere educatore, una persona che ha le strategie per trasmettere delle cose e ha un potere che affida alle cose che sa. Da queste riflessioni, l’idea dell’ educatore “Architetto”, colui che progetta luoghi di relazione in cui il ragazzo apprende a muoversi da solo. Il potere dell’educatore non sta nello strumento che utilizza, ma nella relazione che rende capace il ragazzo di fruire dello strumento di conoscenza per ascoltare sé, l’altro, Dio. E riprendendo una frase di Vygotsky “Attraverso gli altri diventiamo noi stessi”, il Prof. Russo ha rimarcato che ogni ragazzo a noi affidato diventa se stesso, non se viene considerato mero contenitore, ma se gli vengono forniti gli strumenti per accedere a se stesso e agli altri.
E la rivoluzione del sinodo dei ragazzi sta anche in questo. “A casa con noi abbiamo portato tantissime cose, tra cui il vero significato di “casa”, il significato di amicizia, il significato del verbo “abitare” ma soprattutto con noi abbiamo portato il rispetto, l’amore e anche la speranza: la speranza di credere in noi stessi e in quello che facciamo, ma soprattutto anche il saper ascoltare. Al sinodo ci siamo sentiti davvero ascoltati. (…) Grazie mille per tutto all’AC e alla Azione Cattolica dei Ragazzi perché è veramente importante che i bambini e i ragazzi possano trovare uno spazio per raccontare il loro percorso, le storie di altri ragazzi, per testimoniare al contesto in cui vivono che la fede “rende più bello il mondo in cui viviamo!”». In Light Up i ragazzi hanno chiaramente esplicitato le loro idee. Agli Educatori l’invito a mettersi in ascolto … insieme al grazie e al monito della Responsabile Diocesana Acr, Fabrizia “Chiudiamo questo convegno con tanta ricchezza nel cuore. Grazie per il lavoro, la fiducia, il sostegno. Adesso sta a ciascuno di noi crescere, trovare un architetto nel nostro modo di essere educatori generatori di processi, costruttori di ambienti di relazione in cui ciascuno impara a stare al mondo”
Raffaella e Claudia